La sicurezza dei cittadini passa dalle reti di videosorveglianza e da un ampliamento dei poteri dei sindaci. Il Senato ha nei giorni scorsi convertito in legge il dl n. 14 in materia di sicurezza delle città con alcune modifiche, apparentemente di dettaglio, ma in grado di aprire nuovi orizzonti nella guerra quotidiana contro furti, rapine, e microcriminalità varie. Si introducono infatti incentivi per l’installazione di sistemi di videosorveglianza pubblica e a questo fine si stanziano 37 milioni di euro in tre anni. Ma si prevede anche la possibilità che siano i privati ad attivarsi in modo organizzato per lo stesso fine, con la possibilità di ottenere anche sconti fiscali. In pratica l’amministratore di condominio o uno qualsiasi dei soggetti interessati (al limite anche un’impresa che vende o installa apparecchi di videosorveglianza) potrà predisporre un progetto finalizzato alla sicurezza di una zona più o meno vasta (dal singolo condominio all’isolato, al quartiere), mediante sistemi elettronici intelligenti collegati alle centrali delle forze dell’ordine, disponibili a intervenire nel caso il sistema di videosorveglianza segnali anomalie pericolose. Di fatto si finisce per privatizzare funzioni, come quelle dell’ordine pubblico e del mantenimento della sicurezza, tipicamente statali. Il fatto che le finalità perseguite siano di interesse collettivo avrà l’effetto di allentare, ma non di eliminare, i limiti attualmente previsti per l’attivazione di misure di sicurezza da parte dei singoli cittadini. Non solo. I comuni potranno anche prevedere sconti fiscali per i gestori di questi sistemi. Probabilmente anche il Garante della privacy dovrà intervenire per aggiornare le sue linee guida emanate sette anni fa quando accordi tra cittadini ed enti locali non erano prevedibili, riducendo il carico burocratico e le cautele allora previste per questo tipo di interventi. Per esempio potrà consentire di mantenere in archivio le immagini registrate per un tempo superiore a quello attualmente previsto, che è di soli uno o due giorni, salvo casi particolari. Inoltre gli enti locali potranno farsi promotori di specifici patti territoriali per incentivare ulteriormente l’utilizzo di questi strumenti di protezione della sicurezza collettiva.
In termini più generali il decreto legge sulla sicurezza si inserisce in uno scenario che vede la ritirata della tutela penale su numerosi microreati, che si sono rivelati troppo pesanti da gestire per il sistema giudiziario e hanno prodotto l’effetto di rallentare una macchina già di per sé poco efficace. Basti pensare ai recenti provvedimenti in materia di depenalizzazione dei reati minori. Ma questa ritirata dello Stato avviene in un momento storico nel quale la domanda di sicurezza non è in diminuzione. Al contrario è in forte crescita. Inevitabile quindi che il legislatore finisse per delegare il controllo sociale sul territorio alle realtà più vicine ai cittadini, in pratica ai sindaci. Cosa che il dl sicurezza ha realizzato in modo sistematico, non solo in materia di videosorveglianza ma anche, per esempio, aumentando il potere dei primi cittadini, introducendo per esempio una sorta di Daspo, cioè ordine di allontanamento temporaneo, per i disturbatori dell’ordine pubblico (un tipo di provvedimento che ha trovato prontissimi molti sindaci che, già prima della conversione in legge del dl 14, hanno utilizzato più volte questo strumento).
Lasciare ai municipi le leve del controllo sociale presenta alcuni vantaggi, come la possibilità di intervenire in modo tempestivo per far fronte alle situazioni critiche, oppure la capacità di intervenire in modo mirato grazie alla conoscenza del territorio che si può avere a livello locale. Ma c’è anche l’inconveniente della discrezionalità, che inevitabilmente marcherà parte di questi provvedimenti. Accadrà per esempio che i sindaci leghisti saranno prontissimi a usare i poteri che la legge ha loro conferito, e spesso saranno disponibili anche a trasformarsi in sceriffi con la mano pesante, mentre i rappresentanti di partiti di sinistra tenderanno ad attuare interventi molto più soft.
In ogni caso ci sono pochi dubbi che nei prossimi anni i sistemi di videosorveglianza intelligenti (quelli in grado, quasi, di leggerti nel pensiero) saranno sempre più presenti, e sempre di più a essi verranno affidate le istanze di sicurezza e controllo sociale. A scapito della privacy.